C.R.E.T.E. - Centro Ricerche Europeo Terapia Espressiva
La nascita dell'Associazione C.R.E.T.E.
L’associazione è stata costituita da Liana Malavasi e Anne Denner in data 1 luglio 1991. Lo scopo principale dell’Associazione è promuovere in Italia e all’Estero l’Arteterapia secondo il metodo della Prof.ssa Anne Denner, metodo che è stato ampliato e approfondito da Liana Malavasi sulle indicazioni implicite della Prof.ssa Denner per formare operatori e creare Atelier di Terapia Espressivo-artistica.
Ad oggi è Associazione di Promozione Sociale, ai sensi del Codice del Terzo Settore (D.Lgs 117/2017, di seguito indicato come CTS) e ss.mm.ii, e delle norme del Codice civile in tema di associazioni "C.R.E.T.E. (Centro Ricerche Europeo Terapie Espressive) ARCI APS" - di seguito denominata Associazione e comunemente detta C.R.E.T.E. ha sede legale in Firenze (FI), via Giovanni da Montorsoli n. 7/A.
Il Centro Ricerche Europeo Terapia Espressiva svolge interventi di Arteterapia secondo il metodo della D.ssa Anne Denner (Parigi), finalizzati a favorire nell’individuo l’espressione delle proprie emozioni, sentimenti, idee e desideri.
L’Arteterapia è un’attività a mediazione plastica che coniuga
il linguaggio artistico con il linguaggio psicologico
(Denner-Malavasi, 2002)
È un’attività creativa che utilizza diversi materiali, accompagnata da un approccio psicomotorio. Le potenzialità del linguaggio artistico e dell’esperienza creativa hanno l’obiettivo di sviluppare le competenze relazionali, favorire l’integrazione, migliorare le competenze comunicative e di ascolto, rafforzare l’identità (singola e di gruppo) e incoraggiare l’autonomia nella gestione dello spazio sia da parte dei singoli che del gruppo.
Le attività mirano principalmente a sviluppare la manualità fine e globale, permettendo una maggiore consapevolezza e percezione corporea, con il fine di motivare all’attività espressiva e gratificare il proprio elaborato. Dipingere, disegnare, modellare è il linguaggio dell’immagine per esprimere l’emotività, esplorare e risolvere problemi, e dare forma ai propri pensieri.
L’espressione artistica rappresenta un ottimo strumento di comunicazione poiché, a differenza del linguaggio verbale, è un’espressione libera, priva di regole o modelli specifici. Attraverso le raffigurazioni create con diversi materiali artistici, le persone possono comprendere più profondamente le loro emozioni e reazioni rispetto agli eventi che si susseguono nelle loro vite.
A chi è rivolta l’arteterapia? Negli ultimi anni, questa tecnica è stata applicata non solo nell’ambito sanitario (psichiatria, in particolare per le psicosi, e neuropsichiatria infantile), ma anche in ambito psicosociale e pedagogico (infanzia, adolescenza, adulti e terza età), con una valenza anche preventiva. Questa estensione dell’Arteterapia, con chiari presupposti psicologici e psicoanalitici, trova nelle forme culturali dell’arte qualità che dinamizzano i rapporti e la comunicazione.
Gli Atelier terapeutici di espressione artistica tentano di essere dei “milieux facilitanti” che permettono “la nidificazione” e l’appropriazione di spazi da parte dei soggetti, soddisfacendo bisogni arcaici che tutti sentiamo. La dinamica sociale e culturale propria del mondo dell’arte, situandosi in questo contesto, rende l’attività creativa in costante evoluzione, favorendo una maggiore libertà di espressione della propria personalità.
L’arteterapeuta ha la funzione di favorire la relazione della persona con la propria opera attraverso il processo di “riappropriazione”, sottolineandone l’unicità e accogliendola in un “bagno affettivo” come descritto da Anne Denner, sostenendo l’individuo in questa esperienza intima e sociale.
La specificità dell’Arteterapia sta nel coniugare il linguaggio dell’arte con quello psicologico. È di fondamentale importanza il riferimento all’arte e alla sua storia, tenendo presente che non possiamo separare la sfera artistica dalla storia politica, sociale, economica e scientifica. L’arte è coordinata con altre attività umane, pur godendo di una propria autonomia, e il suo posto nella nostra cultura, anche in senso antropologico, è quello di elaborare valori e una visione dinamica del mondo.
L’artista ha sempre cercato di rendere dinamiche le sue opere rappresentando il movimento attraverso la strutturazione e l’organizzazione delle figure, utilizzando vari elementi costitutivi dell’immagine. La terapia con l’arte differisce da molte altre attività terapeutiche perché l’interesse primario non è negli obiettivi tecnici, ma nei modi di percepire, concentrarsi, costruire e interpretare la propria opera, lavorando in gruppo.
Il prodotto creativo è un segno tra gli altri in una semiologia più ampia che consente di cogliere il soggetto sofferente nella sua totalità significante. La scelta del supporto, dei materiali artistici e dei colori può essere fondamentale in una prima comunicazione, seguita da una serie di lavori che possono testimoniare il ricordo di uno stato d’animo o di situazioni passate, oppure rappresentare persone o gruppi, rivelando le relazioni tra il soggetto e il mondo circostante.
Alla luce di ciò, le opere determinano piccoli eventi, ovvero quel mondo in sé concluso che è l’oggetto artistico, prodotto con una o più tecniche che comportano l’utilizzo di materiali specifici. È una manifestazione di verità, di verità su noi stessi.
Fare esperienza di qualcosa, che si tratti di una cosa, di una persona o di un concetto, significa che quel qualcosa accade per noi, ci incontra, ci sconvolge e ci trasforma. “Fare” non significa semplicemente un’azione intenzionale, ma piuttosto provare, soffrire e accogliere ciò che ci tocca, adattandoci ad esso.
Il Metodo di Anne Denner (Parigi 1928 – 2002):
La ricerca della Prof.ssa Anne Denner, una caposcuola dell’arteterapia, è iniziata dall’insegnamento scaturito da maestri come il Prof. Henri Wallon, dal quale aveva imparato l’arte dell’osservazione senza pregiudizi a priori, i metodi clinici legati alla ricerca, la ricerca affiancata dall’esperienza clinica e il concetto di uomo immerso nel proprio contesto geografico, psicosociale e culturale.
Il Prof. De Ajuriaguerra aveva condotto una ricerca sui bambini e le loro difficoltà e disfunzioni scolastiche presso l’ospedale Henri Rouselle (Parigi). La Denner affiancò il Prof. De Ajuriaguerra studiando il gesto e la traccia e introdusse la pittografia per una rieducazione alla scrittura. Questa ricerca avvalorata dall’esperienza ha dato origine a un suo metodo nel campo dell’arteterapia, ovvero un insieme di regole e principi che permettono di raggiungere determinati risultati attraverso lo sviluppo della conoscenza di una disciplina.
Il lavoro di Anne Denner inizia negli anni ’50 nell’area dell’infanzia, attraverso una ricerca per indagare le cause del non riconoscimento dell’identità quando viene rappresentata dal bambino attraverso il disegno.
Molti sono i lavori che ha condotto sull’infanzia; particolarmente importante è il contributo che ha dato riguardo alla rieducazione alla scrittura nel bambino in età scolare, attraverso le tecniche pittografiche. Queste tecniche, come ha scritto, non escludono la libertà di immaginazione e la creatività, e comprendono l’espressione della personalità del fanciullo, il suo corpo: postura e movimento, la composizione e i dati estetici che dal disegno e dalla pittura confluiranno in un secondo momento nella scrittura.
Un lavoro che ha comportato una lunga osservazione è stato lo studio del comportamento di bambini dai 6 ai 15 mesi in asili nido, in funzione delle variazioni dell’ambiente, a partire da materiali informali e piani inclinati. Una ulteriore ricerca riguardava i bambini dai 15 mesi ai tre anni nella manipolazione della creta, per valutare quando emerge l’aspetto simbolico della creatività nello sviluppo del bambino.
Anne Denner racconta: “(...) per far scaturire questo aspetto simbolico, profondo della creatività umana, abbiamo dovuto prima creare un ambiente positivo affettivo e relazionale con tutte le persone che vi lavoravano. Così i bambini si sono sentiti in un ‘bagno affettivo’ molto intenso, che ha reso possibile che l’espressione divenisse più profonda e più specifica”.
Docente di Psicopatologia dello spazio all’Università di Architettura di Parigi, i suoi studi furono rivolti all’ambiente, all’architettura e ai problemi dell’habitat dell’uomo, esplorando come si possa leggere il suo rapporto con lo spazio che occupa.
Nel libro “L’environnement de l’enfant”, prese in considerazione come i bambini sperimentano il nostro spazio di adulti, suggerendo di considerare quali siano le qualità dello spazio vissuto dal bambino, dove gioca, dorme, mangia e lavora. Avere una descrizione su come vivono i bambini significa cercare di formare una nuova generazione che potrà essere dinamica e creativa.
È attraverso un lungo percorso di esperienza, di cui sono stati citati solo alcuni punti, che si è formato il suo metodo di fare arteterapia, diventando il metodo di Anne Denner. Questo metodo, trasmessoci direttamente dalla Prof.ssa Denner, è la strada maestra da percorrere, non in maniera pedissequa, ma con la possibilità di indagare altri domini, così come ci insegna l’arte attraverso le parole di V. Kandiski: “Poiché è infinito il numero dei colori e delle forme, sono in pari tempo infinite anche le loro combinazioni e le loro azioni”.
Anne Denner attuò il suo metodo di arteterapia presso gli ospedali Henri Rouselle e La Salpetrière con pazienti psicotici. Alcuni aspetti osservati nei bambini li ritrovava, leggermente mutati, nel comportamento di questi pazienti a causa delle loro istanze regressive o dell’indebolimento delle sovrastrutture culturali. Proponendo in maniera metodica le tecniche del disegno e della pittura, aveva constatato l’efficacia di questo particolare trattamento.
Il corpo del paziente e la sua ridotta attività psicomotoria, nel corso della sessione di arteterapia, erano al centro delle sue osservazioni. Introdusse una serie di esercizi psicomotori che favorivano una maggiore libertà di espressione e miglioravano i lavori.
Lo spazio fisico dove si fa l’arteterapia è l’atelier, un aspetto saliente dell’insegnamento della Denner, in quanto luogo privilegiato, punto d’incontro e crogiolo in cui si favorisce l’espressione. Si vedono quadri o lavori d’arte, si fa un’attività artistica, si parla di arte.
Per l’atelier di arteterapia, Anne Denner ha introdotto il concetto di “bagno affettivo”, un bagno di e nel linguaggio parlato, nell’ascolto del suono e delle parole, nello sguardo e nei colori, nei rapporti corporei di vicinanza e allontanamento tra l’arteterapeuta e il paziente o tra i pazienti stessi. In questo spazio rassicurante, il paziente potrà esprimere i propri vissuti; stabilità e sicurezza dipendono dall’ambiente e dalla sua struttura. L’esperienza dello spazio condiziona l’uomo sia culturalmente che in ogni sua azione, attraverso una sintesi di apporti sensoriali, visivi, uditivi, cinestetici, olfattivi e termici.
La comprensione di comunicazioni silenziose ci fa scoprire i significati dei nostri comportamenti. Gli atelier sono luoghi dove l’oggetto creato prende una forma artistica, si guardano le opere, le forme, il mondo immaginario, e tutto ciò favorisce un nuovo sistema di comunicazione. Persone con uno sguardo contemplativo, paziente e terapeuta si confrontano.
La nostra missione
La nostra missione è promuovere l'Arteterapia come strumento di crescita personale e benessere psicologico, formando operatori qualificati e creando spazi dedicati all'espressione artistica. Ci impegniamo a diffondere il metodo della Prof.ssa Anne Denner, valorizzando la creatività come mezzo per migliorare la qualità della vita e favorire l'integrazione sociale.